Non tutti i Chiari richiedono un intervento

Molte persone, diagnosticate di Chiari 1 da una risonanza magnetica, che si fa sempre più comune, continuano a farci domande sulla opportunità di sottoporsi a un intervento chirurgico.

I dubbi nascono spesso da informazioni inesatte che si leggono su Internet o, a volte, anche dalla mancanza di conoscenza delle nostre patologie da parte dei medici.

Sul nostro sito abbiamo già riportato i suggerimenti degli specialisti nel capitolo “Cosa fare se lo specialista propone un intervento”, che riteniamo utile richiamare adesso, pubblicando una lettera che ci ha inviato il dottor Paolo Bolognese, che riprende e approfondisce questo fondamentale argomento.


Come regola generale, al “The Chiari Neurosurgical Center” l’intervento di Chiari è indicato in presenza di una o più delle seguenti condizioni:

  1. punteggio Karnofsky (o Lansky) uguale o minore di 70 (= COMPROMISSIONE grave della qualità della vita come risultato della somma dei sintomi correlati a CHIARI);
  1. espandersi della/e cavità siringomielica/che in risonanze successive, e/o cavità siringomieliche superiori al 75% del diametro del midollo alla prima risonanza magnetica, o cavità siringomielica eccentrica (con “vescichette” intraparenchimali);
  1. deficit neurologico significativo (paralisi, grave apnea notturna, ecc.).

Questi criteri sono stati utilizzati al “The Chiari Institute” per 20 anni, e da allora sono stati adottati, con piccole varianti, da molti dei principali centri internazionali.

La storia naturale della malattia mostra che:

  • un numero imprecisato di persone con CM1 rimane asintomatico per tutta la vita;
  • vi è il 65% di possibilità che i sintomi si stabilizzino per tutta la vita dopo la loro manifestazione iniziale;
  • la maggior parte dei peggioramenti clinici si verifica tra i 20 e i 45 anni;
  • il 15% dei bambini può migliorare clinicamente con la crescita nel corso dell’adolescenza.

Tutti i principali esperti di Chiari concordano che, in assenza di tali criteri, non c’è nessun vantaggio a eseguire un intervento chirurgico preventivo in pazienti senza sintomi o con sintomi minimi, per evitare un eventuale peggioramento clinico in futuro.

Paolo Bolognese